Tutto inizia con una
scoperta
Perché tutta questa
ricerca su Pinocchio?
Alessandro
Vegni |
Perchè
Carlo
Collodi fa nascere Pinocchio vicino alla Stazione Ferroviaria di Ponte a Elsa
nel Comune di Empoli
Il padre di Carlo Lorenzini, Domenico, prima di andare a servizio dei Marchesi Ginori a Firenze abitava nella zona del Pinocchio dove vi era giunto dalla natia Cortona. A seguito del suo lavoro di cuoco, nel quale eccelleva, nel 1825 fu assunto da una ricca famiglia della zona presso la quale restò al servizio per diversi anni. Carlo Collodi conosce la località non solo per i ricordi paterni. Carlo Lorenzini adulto per andare a Collodi a trovare la madre (dove era nata e viveva) passava sempre dal Pinocchio, spesso era di ritorno dalle sue numerose visite "amorose" in Valdelsa. E provenendo dalla Valdelsa spesso si sarà fermato certamente alla Stazione di Ponte a Elsa.
Quindi ipotizzando una visita di Carlo Lorenzini a Ponte a Elsa (vista magari la rinomata e conosciuta cucina dell’Osteria Bianca, da lui tradotta nel libro in Osteria del Gambero Rosso) si presuppone che Collodi attinga immediatamente e direttamente informazioni circa le presenze del luogo (nomi, case, rii etc..) che daranno vita alle vicende del burattino Pinocchio. La visita di Collodi si fa partire dalla Stazione perché negli spostamenti del tempo il mezzo più semplice e diretto, oltre che sicuro, era il treno (Collodi tra l’altro scrive il famoso “Un romanzo in Vapore “ dove parla delle stazioni che lui ha incontrato nel tratto ferroviario tra Firenze e Livorno. Arrivato alla stazione di Pinocchio mente, e la chiama “stazione di San Pierino” e poi subito dopo dice che questo è un prestanome…cosa diavolo sta architettando. Non dimentichiamo che la stazione ha sede in realtà a “Pinocchio”, un nome che Collodi sembra voler quasi nascondere per poi…chissà che uso farne! Perchè non nominare quel paese, già esistente ai tempi di Napoleone Bonaparte, che deve il suo nome alla volgarizzazione del vecchio “Ponte al Pidocchio” in “Ponte al Pinocchio” (il nome di “Ponte” deriva dal fatto che il rio Pinocchio scorre sotto il principale crocevia del paese)
Andando avanti nella lettura del testo di “Un romanzo in vapore” relativo alla tappa a San Miniato emerge lampante la conoscenza che ha Collodi della storia locale, dai vicari imperiali a Federigo II°, alle famiglie nobili sanminiatesi, elementi questi che, riemergono in maniera forte nella “rilettura in chiave storico-toponomastica” di Pinocchio. Partiamo quindi proprio da questo testo, vera testimonianza del Carlo Collodi a San Miniato, e pensiamo che la sua visita risalga a qualche tempo prima dell’uscita di “Un Romanzo in Vapore” nel 1856 (diciamo all’anno 1854). Pensiamo poi che, per un qualche motivo logico ma non dimostrabile, durante la stesura del suo “Pinocchio” il Collodi faccia riferimento ad una delle visite che può aver fatto in questi luoghi nell’età che va dalla sua formazione nei seminari di Colle Val d’Elsa a quella in cui scrive “Un romanzo in vapore”, utilizzando sempre quel mezzo a lui caro che era il treno (che utilizzava senz’altro per andare a Colle Val d’Elsa, percorrendo quindi la tratta ferroviaria Empoli-Siena) e infine ipotizziamo che un bel giorno di quegli anni il giovane Carlo scenda alla Stazione di Ponte ad Elsa e percorra a piedi i luoghi che conducono prima a San Miniato, passando per l’Osteria Bianca (magari fermandosi a mangiare nella nota locanda), in Val di Grillo (nei pressi dell’attuale Sant’Angelo, dove magari può aver fatto visita al prelato del tempo ed alle campagne circostanti, nei dintorni delle Case del Sasso) per giungere , percorrendo la Tosco Romagnola, al paese del “Pinocchio”, dopo aver visitato anche la città di San Miniato, la Rocca e il Duomo, le Carceri e Palazzo Grifoni. Annotando tutto con precisione: luoghi, nomi e notizie storiche. Un bel giorno poi, in età avanzata, il Lorenzini avrebbe deciso di scrivere una storia “sovrapponendo” i suoi personaggi e luoghi al territorio e alle vicende storiche che caratterizzano San Miniato e le frazioni limitrofe… (un po’ come in un romanzo storico dove alle vicende realmente accadute si sovrappongono i pensieri dello scrittore che parlano con la voce dei personaggi). Risultato: un percorso, quello del burattino Pinocchio, che sembra ricalcare in tutto e per tutto le gesta del suo autore, come verrò presto a dimostrarvi, cartina alla mano. Per farlo però dobbiamo prendere per forza il libro Pinocchio dall’inizio, partendo dagli elementi “concreti”: la casa di Geppetto, l’Osteria, il Teatro dei burattini............. andiamo a vedere in dettaglio
I LUOGHI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE
I PERSONAGGI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE
è il paese di San Miniato Basso, allora
(1880) chiamato “Pinocchio”, ed è anche il nome del Rio che scorre proprio nel
centro del paese.
Il padre di Carlo Lorenzini, Domenico ha abitato per diversi anni nella zona
del Pinocchio al servizio come cuoco di una ricca famiglia del luogo.
Inoltre come non
ricordare la frase che più insospettisce circa il riferimento di Collodi al
paese Pinocchio (Cap.III): “…Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi:
Pinocchio il Padre, Pinocchia la madre, e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la
passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.” In questo caso,
come la letteratura italiana insegna, il Collodi sembra far parlare Geppetto
con la propria voce, raccontando in realtà un episodio che egli stesso ha
vissuto passando dal paese di Pinocchio, probabilmente durante uno dei suoi
viaggi in treno (da cui anche il celebre libro da lui scritto nel 1856 “Un
romanzo in vapore”).
Il Pinocchio di allora è
l'attuale paese di
San Miniato Basso
(PI),
un popoloso centro nella zona pianeggiante
alla confluenza della strada statale Tosco-Romagnola che da Empoli porta a Pisa
e la strada che da San Miniato conduce a Fucecchio in direzione
Montecatini-Lucca.
Il paese prese ufficialmente il suo attuale nome nel 1924, allorche' il potestà
del municipio sanminiatese volle riunire i tre popoli di Pinocchio, Casenuove e
Ontraino.
In particolare la chiesa di S. Stefano a "Lontraino" esisteva già nel secolo
XIII in una zona prossima all'Arno ed è ricordata per essere stata profanata nel
1244 da eretici patarini.
Molto importante, per gli abitanti dell'odierna San Miniato Basso, fu la fine
del XIV secolo: nel 1378 fu tracciata la strada da San Miniato per Fucecchio con
la costruzione dei ponti del "Pidocchio" e di "Ribecco".
Il luogo iniziò a chiamarsi “Ponte al Pidocchio”, in quanto vi si fermavano
le carovane di Pidocchiosi, ossia pellegrini sudici e i pezzenti, che percorrevano la
via francigena e ai quali era impedito raggiungere il castello di San Miniato,
il nome poi col tempo si è volgarizzato in Pinocchio.
La cartina di Pinocchio anno 1880 | Altra cartina di Pinocchio - San Miniato Basso |
I LUOGHI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE
L’Osteria Bianca è nel periodo in cui scrive Collodi un paese che denota grande importanza a livello urbanistico perché crocevia di strade importanti (La Tosco Romagnola da Empoli verso San Miniato, La via Cassia verso Siena, la Via di Bassa). E’ inoltre una località conosciutissima (persino a Milano) per la cucina della sua Osteria (oggi si trova una trattoria nello stesso punto), e probabilmente lo stesso Lorenzini vi fa visita nel suo soggiorno a San Miniato. Ed è per lo stesso motivo che vi fa passare il Gatto, La Volpe e Pinocchio durante il viaggio verso il Campo dei Miracoli. Per ciò che riguarda il Gambero Rosso, è ancora tutto da dimostrare se si trattava di un piatto tipico e pregiato dell’Osteria, oppure dello stemma dell’Osteria stessa.
Il centro
dell’Osteria Bianca (con la famosa trattoria sulla sinistra dell’incrocio) |
L'odierna
trattoria che dovrebbe corrispondere all’antica Osteria del Gambero Rosso |
Usciti dalla Stazione Ferroviaria di Ponte
a Elsa (esistente anche nel 1880) si resta
sconcertati dalla presenza immediata (è ad appena 20 metri di fronte alla
Stazione) di una lunga casa rurale che presenta, però, come
elemento peculiare ed interessante ai fini della nostra ricerca, una scala di
accesso, sulla facciata laterale, ad un piano superiore. La cosa che ci
incuriosisce è che proprio nel sottoscala si aprono una porta ed una finestra
con grata che ci rammentano l’inizio del CAP. III delle
Avventure di Pinocchio quando Collodi descrive appunto la casa di Geppetto,
mettendo subito in risalto che “La casa di Geppetto era una stanzina terrena,
che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice :
una seggiola cattiva, un letto poco buono, un tavolino tutto rovinato”. Vi
posso giurare che la mia visita era accompagnata da una forte emozione, poiché
lo studio della possibile discesa di Collodi a Ponte a Elsa era stato prima
teorico, poi sulle mappe topografiche con riferimenti al testo, quindi sullo
stato reale, ossia dov’ero in quel preciso momento.
Entrando nel sottoscala della casa si ha
proprio l’impressione della stanzina , buia e povera, dalle dimensioni
ridottissime che potrebbe aver avuto Collodi durante una visita fatta di persona.
Lo stato di degrado in cui si trova,
infine, riporta molto alla descrizione del racconto.
La Stazione di Ponte a Elsa (e quindi la casa di Geppetto) sono senza dubbio vicini ad un paese (l’Osteria Bianca) che deve avere, secondo il racconto di Pinocchio :
La stazione di Ponte a Elsa oggi |
La "casa nel sottoscala" di fronte alla stazione di Ponte a Elsa |
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La presunta “casa sottoscala” (fronte ed interno). |
Visione della “casa sottoscala”. La canna fumaria è recente |
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La parentesi del Teatro dei Burattini e di
Mangiafuoco (capp. IX-XI) ci narra di uno spettacolo che probabilmente si
trovava di passaggio, nel periodo in cui Collodi passò da San Miniato, nella
Piazza centrale di Ponte a Elsa o di Osteria Bianca - crocevia per la Tosco
Romagnola, la Via Cassia e la via che conduce all’Arno in direzione della
frazione di Bassa (un luogo quindi adatto per uno spettacolo che doveva
richiamare l’attenzione degli abitanti delle frazioni limitrofe).Pinocchio
si rimette in viaggio per tornare a casa sua (cioè sulla Tosco Romagnola in
direzione della stazione di Ponte a Elsa dove si ipotizza trovarsi la sua casa)
e percorre circa mezzo chilometro (come dice Collodi nel testo)
prima di incontrare il gatto e la volpe.
E’ comunque presente in paese di Ponte a Elsa un teatro (vi è anche una via che
porta il suo nome) dove gli spettacoli ad inizio del secolo XX erano frequenti.
Via Teatro a Ponte ad Elsa, sulla strada che conduce a Poggio al Pino verso la Piscina. Può essere questo il tanto conosciuto Teatro dei Burattini che Pinocchio raggiunge dalla “lunghissima strada traversa” (la Tosco Romagnola da Empoli a Ponte ad Elsa) |
Il teatro ,
oggi visibilmente in stato di degrado, visto dalla strada che conduce a Poggio al Pino verso la Piscina. Il teatro era funzionante sicuramente ad inizio secolo (testimonianza raccolta tra gli anziani che abitano nelle vicinanze) |
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La casa bianca della fata potrebbe essere
la chiesa di Sant’Angelo per svariati motivi:
Era allora dipinta completamente di Bianco (da cui l’appellativo del Collodi di
“Casetta Bianca”)
E’ centrale a tutti i luoghi dove si ipotizza muoversi il burattino
Presenta sulla facciata una lapide di giovane donna morta all’età di 28 anni
nell’anno 1848 con una descrizione della ragazza che fa pensare ad una
bravissima persona. La lapide in questione potrebbe aver ispirato Collodi nel
momento in cui fa morire la fata di dolore (cap. XXIII)
Sant’Angelo ha lì vicino i vigneti di uva moscata, la via del Sasso (tutta la
zona è ricca di sassi), la grande Quercia plurisecolare, la via del Grillo e la
relativa Casa Grillo, il bosco (dove Pinocchio passa per arrivare alla grande
Quercia). Non distante vi è poi Poggio al Pino, Il fiume Elsa, Ponte ad Elsa e
L’Osteria Bianca (ad est) e San Miniato (paese di Acchiappa Citrulli ) ad ovest,
con Fonti alle Fate (il campo dei Miracoli).
Da Sant’Angelo si ha la visione del “serpente “ di San Miniato, con gli occhi
ben visibili della Rocca e del Campanile del Duomo, e la “coda fumante” (che era
la fornace della località “Le Colline”).
Sant’Angelo
come appare oggi: |
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Dovrebbe corrispondere secondo la nostra interpretazione alla zona detta “delle Case del Sasso”, collocata tra gli abitati di San Miniato e la Chiesa di Sant’Angelo, una zona probabilmente cosiddetta vista la grande presenza di enormi massi che spesso hanno creato problemi di aratura ai contadini della zona. Viene introdotto al momento in cui Pinocchio vede il Serpente (San Miniato).
Casa
Pozzo, vicina alle “case del Sasso”. |
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E’ spesso
attraversato dal burattino Pinocchio; il bosco a cui si allude nella storia si
trova probabilmente molto vicino alle “case del sasso”, nella pianura
sottostante le stesse case (come viene ricordato all’inizio del CAP. XXIII,
dove si dice che nel bosco Pinocchio aveva incontrato il Gatto e la Volpe = i
due “assassini”).
Il Grillo-parlante dice a Pinocchio di non
andare oltre (cioè ancora verso ovest ) perché c’è pericolo ma Pinocchio-Collodi
disobbedisce perché (come dice al Cap. XIV) lui povero ragazzo è stanco di avere
babbi sempre addosso. Al termine del cap. XIII l’ombra del
Grillo-parlante pronuncia la frase “e che dio ti salvi dalla guazza e dagli
assassini”, terminologia mai compresa appieno nelle analisi svolte in
passato sul testo: i realtà la “guazza” viene introdotta perché, se si ipotizza
“Casa Grillo” come il casolare segnato sulla carta topografica, si capisce come
la zona attorno a “Casa Grillo” ricca di campi e vigneti, sia di conseguenza
piena di fango, pericoloso da percorrere a piedi di notte perché in zona
collinare. Ecco perché il grillo si raccomanda! Ecco perché questa frase
sembrava a molti scollegata al testo! In realtà il riferimento è al
territorio!!!
Il bosco immediatamente di fronte a “Casa Il Grillo” |
Si
noti quanto sia ripida la discesa che porta da ”Casa Il Grillo” |
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Le carceri in cui è rinchiuso Pinocchio esistono eccome a San Miniato! Sono esattamente alla fine del paese di San Miniato, sulla strada che porta da San Miniato al paese di Pinocchio-San Miniato Basso. Sono talmente importanti che si ritrovano scritte per esteso sulla mappa topografica e distano appena 200 metri in linea d’aria da quello che Collodi chiama “Il Campo dei Miracoli” e che, secondo la nostra interpretazione, altro non è che la famosissima “Fonte delle fate”, sia a quello del Giudice (che si trovava in prossimità di Palazzo Grifoni).
Le carceri di San Miniato, oggi convertite in alloggi turistici |
Le carceri (visione dal retro) |
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Nella valle sottostante le Carceri di San
Miniato esiste fin dal 300 d.C. un posto chiamato “La Fonte delle Fate”
(esattamente a sud di Villa Antonini – vedasi la carta topografica) che
potrebbe aver ispirato Collodi per il famoso “Campo dei Miracoli” . Sulla “fonte
alle fate” si trova documentazione , anche fotografica, nel testo di Dilvo
Lotti, San Miniato:Vita di un’antica città, 1980, pag. 30
Inoltre un’altra
prova di questa esistenza che certamente non può essere sfuggita a Collodi, ci
è data dal fatto che il campo dei miracoli dista " due passi" (come dice
Collodi) dal paese di Acchiappa-Citrulli (che come abbiamo detto è San Miniato,
teatro di una presa con le capre da parte degli Empolesi , e quindi ritenuto
paese di “citrulli” dal Collodi). Inoltre la “Fonte” dista pure appena 150 metri
dalla vecchia sede della Giustizia , posta nel centro di San Miniato di fronte
al famosissimo Palazzo Grifoni (l’impianto dell’edificio è di Baccio D’Agnolo), dove Pinocchio si reca subito dopo che viene derubato dei denari dal Gatto e
dalla Volpe.
La valle dove si trovava il posto detto “Fonte alle Fate”. |
Attorno alla
zona verde centrale si trovava la Fonte alle Fate. Il nome curioso del luogo ha condizionato l’immaginazione di Collodi , che vi ha intravisto un luogo magico per il suo racconto |
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La
Caserma dei Carabinieri di San Miniato. Da qui si vede |
La
valle della “Fonte alle Fate” vista dalla Caserma dei |
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IL PAESE
DI ACCHIAPPA CITRULLI
Secondo la nostra interpretazione il Paese di Acchiappa Citrulli è San Miniato, in quanto Carlo Lorenzini conosce benissimo la leggenda che narra della presa di San Miniato da parte degli empolesi avvenuta di notte con le capre. Si dice infatti che gli empolesi assalirono di notte San Miniato mettendo un lumicino al collo di mille capre. I sanminiatesi, spaventati da un esercito così forte si arresero subito. Altri elementi che ci inducono a pensare che il paese sia San Miniato sono: la presenza “a due passi” del luogo di Fonti alle Fate (da me identificato come Campo dei Miracoli); il fatto che Collodi parli di un giovane Imperatore che governa il Paese (Federico II° di Svevia); l’allusione agli stemmi delle contrade del paese (il can-barbone Medoro come uno che parte con la carrozza” come un barbero” (il barbero era un tipo di cavallo, che correva anche al Palio di Siena) ed appare “ritto sulle zampe di dietro”, per identificare la contrada Poggighisi, ossia quella relativa alle case del “Sasso” ed a Sant’Angelo, il Falco per identificare la contrada di CastelVecchio – la più importante – sede dei palazzi imperiali oltre che della Rocca e del Duomo; la presenza delle carceri.
Lo
stemma della contrada Poggighisi |
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Dovrebbe essere di
nuovo San Miniato (poiché il libro non specifica che si parli di due paesi
distinti) alludendo al barbagianni come “allocco” , ossia un paese abitato da
persone credulone e ingenue, oppure la vicina località di Balconevisi, da sempre
conosciuta col nome di Barbagianni.
Incontrati Gatto e Volpe, Pinocchio si incammina verso il paese dei
Barbagianni – come si narra alla fine del Cap. XII° . Tale nome (Barbagianni) ,
che poi secondo una mia interpretazione personale arriva molto probabilmente a
coincidere per identico significato ironico con Acchiappa citrulli, ossia il
paese di San Miniato) ha chiare origini sanminiatesi in quanto oltre ad alludere
ad un paese di “allocchi” (quindi di gente ingenua e credulona) come poteva
ritenere San Miniato il Collodi (vista la conoscenza della presa con le capre
del paese da parte degli empolesi) , è anche il nome di una località
immediatamente a sud di San Miniato, il cui nome è Balconevisi. Curioso è anche
il fatto che Pinocchio viene liberato dalle carceri (cap.XIX°) grazie
all’intervento del giovane imperatore (Federico II°) che dopo aver riportato una
vittoria sul nemico (fine del cap.XIX) “ordinò grandi feste pubbliche,
luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi (=cavalli) e di velocipedi” (i
palii sono cultura diffusa nelle nostre zone). Barbagianni è, per finire, anche
il nome di una libreria posta proprio nel centro del paese di San Miniato.
La
libreria “Il Barbagianni” |
IL PAESE
CHE PAREVA "DEI MORTI"
Dovrebbe
corrispondere alla località “Le Croci”, vicina al centro abitato dell’Osteria
Bianca, in cui Pinocchio fugge in cerca di un pezzo di pane (Cap.VI). Le croci
richiamano senza dubbio metaforicamente ad un paese di Morti. Curioso il fatto
che oggi a “Le croci” vi sia una falegnameria.
Il “Paese dei Morti” (cap.VI°)
a cui fa riferimento Pinocchio quando scappa di casa in cerca di un pezzo di
pane dovrebbe essere l’abitato di Osteria Bianca, posto “ad un centinaio di
salti” (come dice il libro) dalla casa di Geppetto (che come abbiamo detto
sembra essere quella posta davanti alla stazione di Ponte a Elsa). Il fatto poi
che si alluda al “paese dei morti” fa pensare alla lettura che Lorenzini fa
della carta topografica, dove immediatamente sotto il nome di Osteria Bianca è
scritto in grande risalto “Le Croci” , un piccolo gruppo di case vicine
al centro del paese di Osteria Bianca.
Via
delle Croci presso l’Osteria Bianca ed il gruppo di case dette “Le Croci”,
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L'UVA MOSCATA, LA TAGLIOLA E IL POLLAIO
Il campo dove
Pinocchio ruba l’uva moscata dovrebbe trovarsi tra le case del “Sasso” e Sant’Angelo,
probabilmente in corrispondenza di Casa Calvaiola o di Casa Pozzo. La zona, a
detta di chi vi abita da più tempo, era certamente utilizzata per l’uva moscata,
oggi sostituita dall’uva di tipo Chianti perché più commerciabile.
Il nome “Calvaiola” potrebbe aver
suggerito “Tagliola”, ma è più logico pensare ad una tagliola vera e propria, di
comune uso nelle campagne di allora.
Casa
Pozzo, vicina alle “case del Sasso” |
Particolari di elementi rurali nelle immediate vicinanze |
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Il luogo dove viene
impiccato Pinocchio dovrebbe corrispondere ad una pianta (il grande Leccio,
chiamato da tutti “il Leccione”) che si trovava sulla via delle Case Sasso fino
a non più di 8 anni fa. Era una pianta molto alta (5 metri) che si inarcava
sulla strada con una grande chioma.
C’è chi mi ha raccontato addirittura,
essendo quella del leccione una zona spoglia di alberi (quindi il leccione era una
emergenza ben visibile), di essersi salvato più volte durante i bombardamenti
della Seconda Guerra mondiale riparandosi sotto la chioma della pianta.
Il leccio è purtroppo incredibilmente stato abbattuto appena 8 anni fa perché in
via di essiccazione (era stato centrato anche da un fulmine).
Quando Pinocchio viene impiccato
dai due assassini (fine cap XV°) , il richiamo alla tradizione del vicino
paese del Pinocchio (che nel medioevo si chiamava “Ponte al Pidocchio”, in
quanto luogo in cui vivevano i Pidocchiosi, ossia i sudici e i pezzenti) come
luogo di esecuzioni capitali e condanne al capestro è quanto mai evidente e ,
se si vuole, drammatico.
Questo è il punto esatto dove si trovava fino ad 8 anni fa il grande Leccio (via del Sasso) |
Particolare della grande buca lasciata dal Leccio. La zona era detta “del Leccione” |
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LA "LUNGHISSIMA STRADA TRAVERSA"
Dovrebbe essere, partendo dalla casa di Geppetto che si ipotizza trovarsi nelle vicinanze della Stazione di Ponte a Elsa, la lunghissima via retta che congiunge l’abitato di Empoli vecchio, passa per il Terrafino ed arriva al centro dell’Osteria Bianca, per terminare in corrispondenza dell’abitato di Ponte a Elsa. La “lunghissima strada traversa” che porta a Osteria Bianca , e di cui Collodi parla al Cap. IX° ( “quei suoni venivano di fondo ad una lunghissima strada traversa, che conduceva ad un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare”). Si nota anche dalla carta topografica la particolarità della strada dritta e lunga. Ponte a Elsa si sa che è stata costruita sulle sabbie del mare poiché è noto che nell’antichità il mare arrivava fin qui (una grossa testimonianza è la presenza della frazione di Isola, a nord di San Miniato , il cui nome denota chiare origini di zona inserita in mezzo ad un fiume, ad un lago o allo stesso Mar Tirreno; per studi approfonditi è bene rivolgersi a studiosi competenti in materia di Origini del territorio e geologia) . Ma il fiume Elsa è anche visto sotto gli occhi del bambino Pinocchio, che quindi potrebbe percepirlo, viste le dimensioni, come un mare (L’ignoranza dei tempi e dell’analfabeta Pinocchio confermerebbe anche questa ipotesi).
La
“lunghissima strada traversa” |
La Tosco Romagnola da l’Osteria Bianca verso Empoli |
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I "BORDONI" E LA VIA FRANCIGENA
Si parla della via Francigena. Pinocchio cita questo luogo con una battuta: "Mi vengono i bordoni solo a pensarci" (il bordone era il bastone del pellegrino che camminava lungo la via). La Francigena passava molto vicino a Via del Grillo, in località Sant'Angelo, tra San Miniato e Ponte ad Elsa nella zona di Vico Wallari, più conosciuta come San Genesio, di cui si hanno notizie già dal 715 d.c. dove fu edificata la cappella di San Genesio.
La cappella di San Genesio, oggi in fase di restauro | Visione di scorcio della cappella con la lapide ultracentenaria |
Nella descrizione
del "Ciuchino" Pinocchio "tutto agghindato festa" e nel modo con cui viene
fatto morire "azzoppato" e gettato dall'alto di una rupe nelle acque del mare,
si può intravedere un analogia con il celebre "Volo del ciuco" di Empoli
e la festa del Corpus Domini,
tanto più che, come abbiamo detto, la capretta che cerca di salvare Pinocchio
dopo che da ciuco è tornato burattino è Capraia, borgo vicino ad Empoli, e che
il lago di Firenze, dove si troverebbe anche il Pesce-Cane e dove viene gettato
il ciuchino, era in origine preistorica proprio in quella zona.
Collodi inoltre conosce benissimo il Volo del Ciuco poichè lo rammenta nel già
citato "Un romanzo in Vapore" oltre al famoso detto "O STUDIAR CON
IMPEGNO ED ESSER UOMINI O IN EMPOLI VOLAR PEL CORPUS DOMINI" proverbio
empolese usato anche nell'Università di Pisa e nelle scuole delle nostre zone.
Esso era detto come monito ai ragazzi che se non avessero studiato bene e con
profitto sarebbero diventati ignoranti e trasformati in CIUCHI, ciuchi
che ad Empoli fanno volare giù dal campanile. Il riferimento al Paese dei
Balocchi dove i ragazzi pensano solo a divertirsi senza studiare ma che poi
si trasformano in ciuchini e chiaro. Prima del volo del ciuco c'è la festa del
Corpus Domini con fiera dei divertimenti e mercato. Uno spasso per i ragazzi
dell'epoca che in quella settimana si danno alla pazza gioia facendo disperare i
genitori. La festa si conclude la domenica quando tutti vanno in piazza a vedere
il volo del ciuco.
La fiera del
Corpus Domini, i giochi e il Volo del ciuco a Empoli in una stampa d'epoca |
Le antiche
ali di legno che venivano messe al ciuchino per farlo volare giù dal campanile di Empoli (museo Collegiata di Empoli) |
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I PERSONAGGI DEL LIBRO E LORO INTERPRETAZIONE
Il Grillo-parlante
viene introdotto al Cap. IV° e sembra non avere un riferimento né a luoghi né a
nomi presenti sul territorio. L’unica cosa che fa pensare e che poi ci dà
indicazioni sulla casa di Geppetto , è che abita lì da più di cento anni.
Togliendo cento anni dal periodo in cui è scritto Pinocchio (1880) si arriva al
1780 ossia, in termini cartografici, alle Carte Napoleoniche che bene o male
sono il primo documento abbastanza significativo e preciso sul territorio.
L’ombra del Grillo-Parlante è invece una delle figure fondamentali del racconto di Pinocchio . Pinocchio la incontra in circostanze non ben definite, muovendosi erroneamente di notte verso San Miniato , che Collodi si ipotizza ricavare dalla conoscenza di “Casa Il Grillo”, trecento metri a sud di Sant’Angelo, che fa parte di una via che conduce alla Tosco Romagnola da sud a Nord e che fino a pochi anni fa si chiamava ancora Via Grillo (oggi Via Landeschi). Si suppone, e non è difficile pensarlo, che “l’uggioso di Grillo” dell’inizio Cap. XIV sia in realtà un certo Sig. Grillo, proprietario della casa, che Collodi ha conosciuto e che non gli è rimasto molto simpatico. Personalmente ho visitato le Case Grillo e, vi sembrerà incredibile, ho riscontrato realmente questa uggiosità degli anziani che vi abitano, carattere che probabilmente viene fuori da una educazione familiare tramandata di generazione in generazione.
Particolare di “Casa Il Grillo”. La via intera si chiamava Via Grillo fino a pochi anni fa |
Annessi agricoli di fronte al gruppo di case dette “Il Grillo” |
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Dopo la parentesi del Teatro dei Burattini e di Mangiafuoco (capp. IX-XI), Pinocchio si rimette in viaggio per tornare a casa sua (cioè sulla Tosco Romagnola in direzione della stazione di Ponte a Elsa dove si ipotizza trovarsi la sua casa) e percorre circa mezzo chilometro (come dice Collodi nel testo) prima di incontrare il gatto e la volpe . Per introdurre i due personaggi il Collodi sembra prendere spunto dalla Toponomastica del Luogo: sul territorio sono infatti presenti (segnate in nero sulla cartografia) le due “Case Rigatti” che incontrano proprio in corrispondenza della Tosco Romagnola il “Rio delle Volpi” ; questo punto di incrocio si trova infatti a circa mezzo chilometro da Ponte a Elsa (come si può misurare dalla carta topografica); il gatto (casa Rigatti) è cieco perchè è composto da due case chiuse senza sbocco allora scure, identiche e quadrate in pianta (sembra quindi un cieco, con due occhiali neri – le case appunto – da non vedente), mentre la volpe è zoppa perché il Rio Le Volpi in quel punto è monco (termina infatti sotto la strada). Collodi dice che “la volpe cammina appoggiandosi al gatto” ; la spiegazione , divertente ma che fa davvero pensare e sorridere, è che la Volpe (identificata col rio delle Volpi), terminando proprio sul gatto (ossia sulla casa Rigatti), sembra aver bisogno del gatto per camminare ( è infatti “appoggiato” alle case, quindi, fuor di metafora, al gatto stesso).
Le “Case
Rigatti” come sono oggi (erano scure, identiche e quadrate in pianta senza sbocco, come un cieco con due occhiali neri da non vedente) |
Sulla
sinistra vediamo l’ultima delle Case Rigatti, sulla destra (sotto il lampione) inizia il Rio delle Volpi , che è monco in quel punto (in quanto va sotto la strada) |
Potrebbe essere stato letto dal Lorenzini in chiave ironica come Giuseppe falegname , padre terreno di Gesù, “nascosto” sapientemente con una bugia in “Geppetto”, in relazione anche all’interpretazione della Fata Turchina come della MADONNA (che appunto veste spesso di turchese nelle iconografie ed immagini che la ritraggono)
In questa mia
interpretazione la fata è la Madonna, dall’abito appunto turchese, che Lorenzini potrebbe far vivere negli abitati di Sant’Angelo (una pieve collocata
tra i paesi di La Scala e Ponte a Elsa, dove la presenza è messa parecchio in
evidenza sulla carta topografica ). Vive in casa da più di mille anni perché
forse c’è un riferimento a San Genesio.
Al
cap. XV la Fata
turchina è introdotta come “Una buonissima fata che da più di mille anni abitava
nelle vicinanze di quel bosco” (La casa della fata si presume essere in questo
caso Vico Wallari, più conosciuta come San Genesio, di cui si hanno
notizie già dal 715 d.C., esattamente “più di mille anni” prima dalla stesura di
Pinocchio, come Collodi fa dire alla Fata (“Vivo qui da più di mill’anni”)
Dopo aver corso verso casa della Fata (Sant’Angelo)
Pinocchio vi trova una lapide che annuncia la morte della fata di dolore.
Curiosa è la presenza, nella facciata di Sant’Angelo, di una lapide di una
giovane donna, tal Rosa Montanelli, morta all’età di 28 anni nell’anno 1848 ,
ossia esattamente appena 8 anni prima della pubblicazione de “Un romanzo a
Vapore” di Collodi in cui si narra dei luoghi che incontra in un viaggio in
treno tra Firenze e Pisa. La cosa potrebbe far presupporre una conoscenza di San
Miniato fin dalla gioventù ( Pinocchio è quindi Collodi stesso!), ed una
stesura delle Avventure del Burattino fatta invece in età adulta (1881)
La lapide posta in
facciata a Sant’Angelo che ricorda la morte |
La croce davanti alla chiesa di Sant’Angelo (sullo sfondo) |
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Pinocchio come sappiamo disobbedisce alle avvertenze dell’ombra del Grillo-Parlante e prosegue nel suo cammino , incontrando i due assassini-fantasma (che poi si scopriranno essere il gatto e la volpe). Ma come fa Collodi a chiamarli “Assassini”? Andando dal Grillo (la citata casa Grillo, posta a sud del complesso di Sant’Angelo) verso ovest Pinocchio passa tra due case chiamate “IL SASSO” (che potrebbero aver stimolato la fantasia del Lorenzini essere i due “assassini”, come gioco di parole probabilmente diffuso anche tra gli abitanti dei casolari limitrofi, oltre che tra i bambini di cui il burattino ne è un esempio). Inoltre, per interviste fatte agli abitanti della zona (in particolare Casa Pozzo), il terreno è ricchissimo di sassi, un fatto questo che spesso ha creato problemi addirittura nell’aratura dei campi. Il fatto che poi i due assassini siano “come due fantasmi” potrebbe derivare dalla lettura topografica o dalla conoscenza del famoso Convento dei “CAPPUCCINI” (intesi quindi dall’ironia collodiana come “fantasmi perché incappucciati” ) che si trova 1 km a sud del gruppo delle “Case del sasso” ed il cui nome è chiaramente visibile sulla carta topografica, oltre ad una conoscenza per sentito dire che potrebbe aver avuto il Lorenzini.
Casa
Pozzo, vicina alle “case del Sasso”. |
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Il merlo bianco che appare a Pinocchio in
questa occasione a Pinocchio per avvertirlo del pericolo è poggiato “sulla siepe
della strada”: se si legge ancora la carta topografica si vede come nel 1880 vi
fosse proprio una siepe sul lato opposto della strada , di fronte alle Case
Rigatti; il colore “Bianco” potrebbe esser dato al merlo dal vicino paese di
Osteria Bianca (al quale Collodi sottrae l’aggettivo bianco, per chiamarlo
“Osteria del Gambero Rosso”. Così facendo Collodi restituisce al luogo un
aggettivo (bianco) che in seguito gli farà perdere (forse perché qualcuno
avrebbe potuto risalire facilmente ad Osteria Bianca se avesse mantenuto tale
dizione anche nella storia narrata). Il colore bianco viene quindi dall’Osteria,
un paese che denota grande importanza a livello urbanistico perché crocevia di
strade importanti (La tosco Romagnola da Empoli verso San Miniato, La via Cassia
verso Siena, la Via di Bassa). Il merlo, secondo altre interpretazioni, potrebbe
anche essere stato un simbolo del paese Osteria Bianca.
IL CORVO, LA CIVETTA, I 4 CONIGLI NERI CON LA BARA
Corvo, civetta e i 4 conigli che intervengono nella vicenda del salvataggio di Pinocchio (come medici chiamati da parte della Fata turchina o come giustizieri, nel caso dei conigli), subito dopo la sua impiccagione alla grande Quercia, sono uccelli e animali da sempre presenti nelle campagne di San Miniato, e quindi di facile “reperibilità” come personaggi della storia.
Al cap. XX°
Il serpente che incontra Pinocchio vicino ad un monticello di sassi
(identificabile con la Zona detta “del Sasso”, ad est di San Miniato verso Sant’Angelo,
ricca di sassi, da cui probabilmente la toponomastica) ha una coda che fuma,
e che in seguito smette di fumare. Come abbiamo detto associamo il serpente alla
forma sinuosa che ha San Miniato sulla carta topografica e notiamo subito che
alla estremità sud ovest del paese è presente una fornace funzionante all’epoca in cui il Lorenzini ha scritto il libro, e che
sicuramente rappresentava un qualcosa di importante nel territorio di San
Miniato , al punto da esserne menzionata nel nome per esteso sulla carta
topografica. Per ribadire che Collodi può essere stato indotto ad immaginare la
figura di un serpente si noti come, appena 150 metri ad est della fornace, si
legga chiaramente “C. La Serpe”. L’unione del nome alla particolare
distribuzione “a serpente” del borgo su crinale può aver in definitiva dato il
nome al “mostro” che ha impressionato il povero Pinocchio.
Tuttavia chi avesse dubbi della lettura
del Collodi di una mappa topografica, può avere la stessa conferma di quanto
dico (se non migliore risultato) nella visione che si ha del paese di San
Miniato presso “Il Sasso” (in particolare dal Casolare Pozzo, nelle immediate
vicinanze, dove nota era la presenza di sassi di notevoli dimensioni in mezzo ai
campi, da cui probabilmente deriva anche il nome della località).
Una visione di San Miniato da Sant’Angelo. Si intravede il lungo “serpente” verde (dato dalla boscaglia del crinale), con gli "occhi" che sono le presenze emergenti della Rocca e del Campanile del duomo (entrambi in mattoni “color rosso fuoco”) |
La Fornace come appare oggi.
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Cartina dei luoghi |
L’inizio del viottolo che conduce alla Fornace. |
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Il Falco che viene
chiamato dalla Fata per salvare Pinocchio dall’impiccagione dovrebbe
corrispondere allo stemma della Contrada CastelVecchio (la più importante di San
Miniato), che è stata sede imperiale oltre che luogo in cui si trovano la Rocca
di Federico II° e il Duomo. E’ proprio il cuore della città di San Miniato. Il
Falco è anche lo stemma che identifica San Miniato stessa (gli empolesi chiamano
“falchi” gli abitanti della cittadina). Inoltre c’è una certa logica in questo
senso che continua nella narrazione successiva , quando viene introdotto il
can-barbone Medoro (dovrebbe anch’esso corrispondere allo stemma di una
contrada, Poggighisi, che è quella dove si trovano le case del “sasso” e Sant’Angelo-Casa
della Fata).
Altro strano ma curioso riferimento ad un cavallo è nel vicino
Podere di CAPOCAVALLO, quattrocento metri a nord della cappella di San Genesio,
che potrebbe aver indotto Collodi a pensare ad un cane-cavallo vestito in abito
elegante (la “livrea”) in quanto “Capo”, quindi figura importante.
Podere Capocavallo in Via Capocavallo oggi | Podere Capocavallo oggi |
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Nel capitolo in cui si parla della carcerazione di Pinocchio il testo introduce la figura del Giudice, descritto come " uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d'oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d'occhi, che lo tormentava da parecchi anni". Viene da pensare che esso raffiguri Ugolino Grifoni notissimo personaggio a San Miniato, vissuto nel XVI° secolo, il quale, analogamente al Giudice della storia, aveva sembianze “da gorilla”, era certamente vecchio e quindi rispettabile, una folta barba bianca, e ricchezza economica (testimoniata dagli occhiali d’oro)
Il giovane Imperatore del paese Acchiappa-Citrulli (come è riportato dal Collodi nel testo), che libera Pinocchio grazie ad una vittoria riportata sul nemico (fine del cap.XIX: “ordino’ grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali, corse di barberi (=cavalli) e di velocipedi”), dovrebbe essere Federico II° di Svevia, giovane nipote del più famoso Federico il Barbarossa e di cui San Miniato ne vede le gesta e le testimonianze storiche del suo impero (la Rocca in primis da lui costruita nel 1226)
La "Lisca" del grande Pesce-Cane (al quale si
sarebbe ispirato Collodi per creare la sua Balena in Pinocchio) è ben visibile
dato che è alloggiata ancora oggi in un sottotetto di una casa lungo la SS67 Tosco
Romagnola. E' stata ritrovata durante scavi archeologici e da il nome alla
località della "Lisca" in prossimità dell'abitato di Porto di Mezzo e
attesterebbe la presenza preistorica di un Capodoglio nel cosiddetto "Lago di
Firenze" (il mare di Pinocchio?). Addirittura nel testo di Pinocchio si fa proprio riferimento ad un
bastimento che venne mangiato dal Pesce-Cane, del quale risputò l'albero
maestro proprio "come una lisca".
Il paese di Capraia Fiorentina rappresenterebbe la CAPRETTA,collocata su uno
scoglio (quindi in alto) che cerca di salvare Pinocchio dal grande pesce-cane
(che si trova a valle, nel preistorico Lago di Firenze).
Capraia Fiorentina è collocata in prossimità del Masso della Gonfolina,
estremità preistorica del Lago di Firenze, lago oggi non più esistente, da cui
nasce l'idea della presenza di un grande Pesce-cane. Il masso della Gonfolina
sarebbe il pescatore verde come un ramarro ritto sulle zampe (verde per la
presenza della boscaglia).
La località
della "Lisca" in prossimità dell'abitato di Porto di Mezzo attesterebbe la presenza preistorica di un Capidoglio nel cosiddetto "Lago di Firenze" |
La "Lisca" del grande Pesce-Cane piazzata nel sottotetto della casa lungo la SS67. Addirittura nel testo di Pinocchio si fa proprio riferimento ad un bastimento che venne mangiato dal Pesce-Cane, del quale risputo' l'albero maestro proprio "come una lisca" | ||
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La "Lisca" di Capidoglio (o fisetere) preistorico come si vede oggi | Capraia è la Capretta che su uno scoglio (quindi in alto) cerca di salvare Pinocchio dal grande pesce-cane (che si trova a valle, nel preistorico Lago di Firenze) | La frazione di Porto di Mezzo | |
SCHEMA DELLE VISITE DI COLLODI SUL LUOGO E DI QUELLE SOLO RACCONTATE:
Stazione
di Ponte a Elsa (dove scende Collodi ed inizia
a scrivere il racconto)
Casa Rigatti
e Rio delle Volpi (dove crea i personaggi del Gatto e della Volpe)
Empoli
La Lisca-Porto di Mezzo (la lisca ritrovata della balena preistorica
ispira la figura del pescecane)